Festa Di San Biagio - 3 Febbraio
Benedizione dei pani votivi dedicati al Santo di Sebaste detti cuddureddi.
Quisti dolcini dopo la benedizione vengono distribuiti in Chiesa fra gli astanti mentre una parte di queste vengono riservati e distribuiti a parenti ed amici per allontanare il mal di gola.
Carnevale valledolmese - Sfilata di carri allegorici e gruppi in maschera (ultima domenica di carnevale e martedì successivo).
Tra le tradizioni profane del luogo occupa il primo posto quella relativa alle feste di Carnevale, che erano tanto attese dai giovani e dalle donzelle in attesa del principe azzurro. Nelle quattro domeniche che ne precedevano la festa le famiglie delle giovane fanciulle davano feste da ballo nelle proprie abitazioni; tutti i gruppi di giovani erano accolti nelle abitazioni per danzare purchè fossero presentati da un mazziere (c.d. portatore) noto al padrone di casa e garante dell’igiene morale del gruppo. L’ultimo giorno di Carnevale s’improvvisavano angoli di cucina in alcune strade e si offrivano ai passanti piattoni di maccheroni insugati e rocchi di salsiccia arrostita. A notte fonda si procedeva alla condanna a morte del Carnevale per impiccagione, oppure lo si sottoponeva ad un intervento chirurgico, reso urgente dalla smodata ingurgitazione di pasta, salsiccia e vino. La farsa si concludeva, a mezzanotte con la morte straziante del crapulone incallito, compianto anche dal mortorio delle campane.
La tradizione del carnevale a Valledolmo affonda, quindi, le proprie radici in un lontano passato. Tuttavia, oggi, la manifestazione, che si svolge l’ultima domenica di carnevale ed il martedì successivo con le tradizionali sfilate dei carri allegorici e gruppi in maschera, organizzati ed allestiti dalle Associazioni e gruppi locali, si è di fatto uniformata alla prevalente tendenza dei più famosi carnevali che si svolgono nel resto d’Italia.
I Virgineddi Festa di S. Giuseppe - Ogni anno per la festa di San Giuseppe i fedeli che intendono ringraziare il Santo per qualche grazia ricevuta, invitano bambini e anziani c.d. “Virgineddi” ad una mensa ricca di cibi e variamente adornata (tavolata di S. Giuseppe). Le tavolate possono essere visitate nei giorni precedenti e la mattina della festa. Caratteristiche culinarie sono le “sfingi di San Giuseppe” ed il pane di San Giuseppe che adorna le “tavolate” dopo essere stato lavorato artisticamente dalle bravissime massaie del luogo in tante fantasiose e tradizionali forme spalmate di chiara d’uovo e guarnito con papaverina.
Santa Pasqua – L’incontro Nella giornata della Santa Pasqua lungo la Via Cadorna si svolge il tradizionale Incontro. Vi partecipano in abitino e con ceri tutte le locali confraternite, la banda cittadina, l’intero paese e molte altre persone provenienti dai centri vicini. Sul mezzogiorno al terzo squillo di tromba i simulacri dell’Addolorata e del Cristo Risorto, portati a spalla, muovono di corsa l’una verso l’altro. Giunti a poca distanza, viene tolto il velo nero all’Addolorata così che Madre e Figlio, in un impeto incontenibile di gioia, si stringono in dolce abbraccio. Suonano a festa tutte le campane e la banda: la gioia prorompe nell’aria con lo scoppio dei mortaretti. Da alcuni decenni a questa cerimonia è stata aggiunta un’ulteriore presenza: la calata degli angeli, i quali, sostenuti in alto da funi e carrucole, esprimono alla Madonna e al Risorto il compiacimento dei fedeli per l’avvenuto trionfo sulla morte.
Tipici dolci di Pasqua sono i pani da cena (ossia biscotto di pasta frolla aromatizzato all’anice “cimino” a forma di piccolo panetto tagliato in modo da formare quattro pizzi); Li pupi cu l’ova (pasta frolla lavorata in varie artistiche forme con in mezzo un uovo di gallina cotto al forno a legna) e gli agnelli pasquali a base di zucchero o di pasta reale.
Ascensione di Nostro Signore. Si procede ancora oggi alla benedizione degli equini e dell’erba, in Piazza Medici, la mattina dell’Ascensione per propiziare la protezione o la guarigione degli equini, preziosi collaboratori degli agricoltori nel lavoro dei campi.
Santa Cruci - 3 Maggio
Il 3 maggio d’ogni anno si celebra la festa della Santa Croce nella chiesetta del Calvario. In segno di ringraziamento alla Santa Croce, nella sua ricorrenza i fedeli confezionano pezzature di pane in forma di mani, di piedi, gambe, faccia, etc. spalmate di chiara d’uovo e guarnito con papaverina. Questo pane, una volta benedetto, viene distribuito ai fedeli.
S. Antonio di Padova patrono del paese - 18 agosto
La festa si svolge sotto il patrocinio del Comune con manifestazioni a carattere religioso culturale, ricreativo e musicale che si protraggono durante tutto il mese di agosto. Alla Santa Messa e alla solenne processione del Santo partecipano le autorità locali, le confraternite del luogo con il caratteristico abitino e la locale banda musicale che intona piacevoli marce.
Sagra del Pomodoro (venerdì, sabato e domenica terza settimana di settembre) manifestazione di promozione del pomodoro siccagno di Valledolmo. La sagra si svolge in Piazza Purità in appositi stand con esposizione di diverse varietà di pomodoro, degustazione di varie pietanze preparate con il pomodoro, la salsa ed il concentrato “astrattu” in abbinamento ai prodotti tipici locali, per concludersi con una tradizionale spaghettata.
Il pomodoro siccagno, rosso e succoso, viene coltivato in pieno campo senza alcuna irrigazione da cui il nome “siccagno”. E’ una coltura primaverile estiva: in genere viene praticato il trapianto in pieno campo di piantine coltivate in serra. Durante la coltivazione delle piantine si effettuano limitati interventi colturali allo scopo di mantenere la terra umida e priva di erbe infestanti: inesistenti i trattamenti antiparassitari. L’assenza di irrigazione e il particolare clima del comprensorio valledolmese, con buoni livelli di umidità dell’atmosfera anche nel periodo estivo, equilibrano il processo di evapo-traspirazione, determinano l’ispessimento dei tessuti a palizzata delle foglie e riducono l’apertura degli stomi, cui consegue un limitato consumo di acqua.
Le rese per ettaro sono di 100/120 quintali. La produzione del pomodoro siccagno, fra le attività agricole del luogo, oggi spicca per la qualità, la bontà e l’importante produzione.
Sagra dell’uva e festa dei vini DOC della Contea di Sclafani in cui ricade il territorio di Valledolmo. 1^ domenica di ottobre - Mostra e assaggio della produzione locale di uve da tavola e da mosto e della produzione vinicola locale – Degustazione prodotti tipici locali.
La cucina valledolmese è tipicamente mediterranea, i suoi temi fondamentali sono olio, pane, pasta, formaggio, ortaggi, legumi, verdure, erbe aromatiche e spontanee. Con queste magnifiche materie prime si cucinano piatti sobri ma gustosi e genuini che risentono della cultura contadina del nostro territorio. Il passato agro-pastorale ha lasciato segni inconfondibili nelle pietanze locali che testimoniano ancora oggi l’attaccamento alla terra. Ne citiamo soltanto alcune tra le più caratteristiche e interessanti.
I favi a vugghiuneddu (fave bollite) e, soprattutto, lu maccu, purea di fave insaporita con finocchietti selvatici, che si condisce con olio crudo e si mangia con pane o pasta;
La minestra fatta con diversi tipi di pasta, verdure stagionali e legumi di ogni sorta: fagioli, lenticchie, ceci, piselli.
La frittedda, piatto tipicamente primaverile preparata con piselli, carciofi, favette verdi, finocchietti selvatici, cucinati in umido;
I tagghiarini di sola farina e acqua impastati senza uova, conditi generalmente con sontuoso ragù delle feste, preparato con astrattu (concentrato di pomodoro essiccato al sole), carne e salsiccia di maiale.
il pane di grano duro, di pasta bionda e soffice, ben lievitato e cotto nel forno a legna, diventa pani cunzatu quando appena sfornato viene condito con olio, origano, formaggio grattugiato e filetti di sarda salata. Il pane accompagna una grande varietà di cumpanaggi: olive verdi e nere, formaggi, ricotta fresca e salata, insaccati di maiale (salsicce asciutte), lardo salato e speziato, pomodori secchi…
le focacce rustiche tra le quali la popolare faccia di vecchia.
Tra i secondi citiamo il farsumagro, un arrotolato di vitello che racchiude una ricca farcia, i braciuluna di cutina, involtini di cotenne ripiene di mollica e formaggio al sugo di pomodoro. La carne di castrato cotta alla brace, le stigghiole, involtini di interiora di agnello, aromatizzate con erbe, cipolletta e formaggi, cotte sulla brace.
Il merletto, il ricamo e le trine sono un'arte dolce e armoniosa che esprime i momenti della storia, del costume e soprattutto è espressione di sentimento e sensibilità del lavoro femminile. La meravigliosa arte del ricamo, che era il passatempo preferito anche dalle nobili dame del 500, da allora si è tramandato di generazione in generazione raccontando una lunga storia fatta di passione e di amore per un arte espressione di tanta bellezza che rivive in diversi piccoli centri d'Italia.
Nel passato era la "dote" che faceva nascere l'arte del ricamo, dei merletti e delle trine. Questa biancheria, sia personale che per la casa, veniva confezionata dalle madri che poi la donavano in dote alle figlie quando si sposavano. Però non solo le madri ma anche le figlie, fin da adolescenti, lavoravano al tombolo e si preparavano la loro biancheria per la dote; invece nelle famiglie ricche si faceva preparare la dote da altre merlettaie.
È cosi che questa arte del ricamo, a cavallo tra le tradizioni del passato e l’artigianato del presente, anche a Valledolmo rappresenta una diffusa attività domestica, benché saltuaria e discontinua. Viene così confezionati della bellissima biancheria intima come camicie da notte, abbellita da ricami, con iniziali, lavori a chiacchierino e pizzi o sfilato siciliano, e poi ancora federe per cuscini, lenzuola e svolte per i letti stile rinascimento. Come anche asciugamani con inserti di pizzo, oppure fatti a punto antico con le frange (frinze), e poi centrini in tante forme e ricami diversi molto belli e anche tende ornate all'uncinetto o a punto ago, per rendere la casa più bella.